giovedì 27 dicembre 2007

Il paese delle lettere (parte prima e forse penultima)

Eravamo come al solito seduti a rimemebrare incontri talmente intrisi di spasmodica ansia che sembravano sogni per il futuro. Ritrovarsi e perdere tempo sentendo storielle in cui ero stato coinvolto mi alleggeriva l'anima anche se ogni volta che terminavano quei momenti mi sentivo afflitto, più che altro disturbato fisicamente come se un pò di polvere mi fosse scivolata in mezzo ai denti fino ad impastarmi la lingua, fino ad asciugarmi la saliva, mescolandosi con un catarro che non sapevo potesse appartenere ad una creatura dal peso variabile dai 636,35 N all'equatore nei periodi di magra, ai 688,1 N, misurato ai poli dopo un'apposita farcitura. Sorvolavamo il fulcro del nostro fancazzismo, sfoggiando sorrisi impolverati ed eravamo già rassegnati a riporli nelle loro fodere quando il Cifo rinfrescò qualcosa che ormai si poteva solo descrivere con il passato remoto.

Cifo: - "Cazzo, ma ti ricordi quando finimmo in quel paese del cazzo?"
Io: - "Mi sembra una descrizione piuttosto vaga, perfino sulle guide in regalo con Novella 2000 si può trovare di meglio."
Cifo: - "Dai non rompere il cazzo, ti ricordi quando partimmo io, te e il Dottor Randello?"
Io: - "Boh..."
Cifo: -"Ma sì, mi pare che il paese si chiamasse Pas."
Amico ininfluente dalla faccia bitorzoluta: - " C'ero anch'io?"
Cifo: -"Ma stai zitto coglione!! Porca troia, ricordi solo cose inutili ."
Io: -"Ah... Si..."
Amico ininfluente dall'espressione arcigna: -" Sei sicuro?"

Dopo questo breve dialogo il Cifo iniziò a raccontare un pò per convincermi, perché la mia proverbiale memoria era rimasta incollata ai denti da latte e un pò perché la sua lingua liquidamente melliflua aveva bisogno di aria per seccarsi e non aveva trovato sistema migliore che intrattenere gli altri riempiendo l'aria di lettere.

I fatti che il Cifo si apprestava a narrare risalevano ad alcuni anni prima quando presi da sconforto e costretti dalla nostra arcaica disorganizzazzione, decidemmo di trascorrere la solita settimana di vacanza vagando senza una particolare metà e partimmo con la sola idea di dirigerci verso sud attratti dalla maggiore bellezza del paesaggio meridionale.

Alcuni di noi rifiutarono l'offerta e alla fine il gruppo si scremò fino ad un numero di tre persone tra cui appunto io, l'instancabile Cifo e il maldestro Dottor Randello.

Quest'ultimo, denominato già a 18 anni dottore a causa della sua eleganza nel fare inchini dopo aver ruttato, è uscito di scena già da due anni. Ora che è veramente dottore in Biologia del metallo, si pensa che lavori a progetti meravigliosi in qualche Paese altrimenti insulso oppure, con più alta probabilità, si occupi di progetti insulsi in Paesi altrimenti meravigliosi.

Il nome randello invece è nato in qualche campo da calcio che forse ora nemmeno esiste più, è legato a qualcosa nascosto sotto un coperta fangosa, tra sassolini millenari e ombre di tacchetti. E' una di quelle cose che è e basta, senza un vero perché, senza che l'abbia deciso nessuno. E' così e basta perché di certe cose se ne perde il senso e in una certa misura dissolve la sua essenza in un brodo di dado e quindi nessuno si prende briga di cambiarla. D'altra parte chi mai vorrebbe perdersi in una scodella di brodo?

Ritornando al nucleo della narrazione, al terzo giorno del nostro viaggio incappammo in un paesino dai contorni strani di nome Pas, nato in un punto piuttosto bizzarro. Era infatti schiacciato sotto una montagna che saliva molto ripida verso l'azzurro del cielo agli angoli di una vallatta di modeste dimensioni e dalla forma molto delineata e precisa, quasi trapezoidale. Sembrava un pugile all'angolo. L'idea era quella di fermarsi a cenare nella vallata per poi ripartire in cerca di paesi più turistici e culetti al sole, ma la orma del paese ci aveva in qualche modo commosso, e sentivamo che il minimo che potessimo fare era fermarci anche per la notte. Credo che in noi si fosse fatta largo, in modo ardente ma silenzioso, l'idea che in quel modo avremmo potuto evitargli il knock-out.

Il paesino, giusto per chiarezza geografica, era situato tra il Carso e gli Urali, relativamente vicino al lago Trasimeno e ai Monti Appalachi, sulle rive del Volga, ma molto vicino anche al Secchia. Penso che sorga in provincia di Rieti, tuttavia credo che il capoluogo più vicino sia Abbiate Grasso. Credo che con queste poche informazione, magari muniti di un buon navigatore, sia facile arrivarci. Per il navigatore credo che ognuno debba fare la sua scelta, appoggiandosi magari ai satellitari Garmin®, TomTom®, Garminne, Tomtomme o Italian Driver(made in PRC) che offrono un tranquillo viaggio in sicurezza, oppure a Carmine, l'amico con occhi sulla cartina per 45 minuti, fino al tuo capoluogo, e poi chiusi, incollatti con la Pritt, come in attesa del bacio del principe azzurro. Tra le opzioni sconsigliate, perché relativamente pericolose, si possono inoltre annoverare l'uso sconsiderato del senso dell'orientamento e la lettura dei cartelli stradali che totrebbero riservare un wiaggio intriso di sudore e gratitudine verso segnali totalmente inanimati eppure meravigliosamente stacanovisti(nonostante pubblici). Vedete un pò voi, l'affidabilità dei primi è relativamente rassicurante, la soddisfazione che vi posono regalare i secondi è legata al fato ma potenzialemte enorme. Il viaggio comunque rimane vostro, la scelta dei mezzi pure.

Ritornando alla nostra vicenda, entrammo nel paesino verso le sette di sera, ignorando di entrare in un altra realtà. Quando le ruote anteriori della macchina tagliarono la linea immaginaria perpendicolare alla strada all'altezza del cartello bianco con la scritta 'Pas', non sapevamo ancora.. Non potevamo sapere...

Amico ininfluente dalla fronte alta: -"Che cosa?".



venerdì 7 dicembre 2007

Infinitesimi

"... per un ε...in un intorno di σ...blahhhhhhhh... blablabla..ablaablaablaabla... Da ciò si evince che i due al limite sono uguali, differiscono per un infinitesimo... ablaablaabla...". Il polso appassisce, la penna si lascia cadere facendo un lieve rumore sul banco di compensato colorato e gli dona un pò di vita, tracciando una piccola linea blu spezzettata senz'anima. Lo sguardo si solleva dal foglio di carta e cerca disperatamente l'esterno come desideroso d'ossigeno. Trova una finestra a nord-ovest, la scalda, la segna, la penetra, la frantuma, la bombarda, ne cancella ogni traccia. Lo sguardo ora si libra in aria, è pettinato da molecole di azoto e ossigeno.

'Cazzo, che figata!!! Infinitesimo è una parola veramente meravigliosa, quali parole possono vantarsi di portare con sé il fascino dell'infinito e del nulla allo stesso tempo? E poi come suona, è una melodia semplicemente buffa, incostante e incantevole.

Infinitesimo!! Beh, sembra frutto di un pentimento con una 'e' posta sul crinale. Sembra che qualcuno, spinto da troppa cupidigia, o forse solamente da un eccesso di esuberanza si slanci in un 'infinit', come per liberare tutte le sue voglie, i suoi desideri. Poi, all'improvviso, sembra quasi che questo ipotetico qualcuno, si fermi esitante sulla 'e' dove decisamente esitante si rende conto di essersi lasciato andare senza alcun ritegno. Come spesso accade in queste circostanze allora, appare che cerchi di recuperare e lo fa in maniera assolutamente goffa, senza un minimo di premeditazione, afferrando la prima cosa che gli passa per la mente ed emettendo un 'simi' che suona stupido, infantile, alla Ned Flanders.
Sembra una classica situazione in cui si notano i difetti di una persona in sua assenza, e quando poi ci si accorge che l'oggetto del discorso è testimone delle nostre feroci critiche, si cerca di recuperare impacciati tentando di minimizzare, ridicolizzandoci. Sembra quasi una frase anti-regime, detta e ritrattata. Infinitesimi squilla in maniera dolcissima. Infinitesimi sembra un respiro di libertà.

E poi, beh è meraviglioso che si usi per definire qualcosa di piccolissimo, che però in qualche modo è tangibile, ha una forma e che ha un suono quando rimbalza, una robetta come l'infinito che in nessun modo si può vedere, toccare, sentire, odorare e assaporare... E' quasi come spiegare la coltivazioni del fagiolo nano usando il 'Big Bang'...
Sembra quasi che ogni piccola cosa nasconda un trattino dell'infinito, piccoli punti di una medesima cosa. In qualche modo sembra che tutto ciò che cerchiamo altrove, si trovi, cominci, giri attorno a qui. Sembra si nasconda sotto la resina, tra i funghi velenosi e in mezzo alle feci di un cavallo...infinitesimi... Infinitesimi, che bella scheggia di magia...infinitesimi...'.

Lo sguardo atterra tra una riga verticale e una orizzontale, in una scacchiera di quadretti tutti bianchi. La sfera della penna ricomincia a girare lasciando piccoli solchi imperfetti, infinitesimi errori tra righe senza apparenti sbavature.

" σ...blahhhhhhhh...k....f(a)....ablaablaabla... e dunque... blahhhhhhhhhhhhhhhhh"

lunedì 29 ottobre 2007

L'uomo delle nuvole (ovvero la crisi del settimo post)

Accadono cose strane o forse non succedono cose normali. Credo di aver dimenticato la differenza tra queste due proposizioni in un paio di jeans dove si sarà macchiata, scolorita, forse addirittura sciolta in una lavatrice sotto i colpi impietosi e senza peccato dell’Omino Bianco.

Il cielo grigio smussa i contorni della memoria e dell’immaginazione, le confonde, le mescola, le scambia ed infine le amalgama. Dicembre assomiglia troppo alla sua foto conservata tra lobi destri, sinistri e cervelletti. Temo che undicembre seguirà dicembre.

Combatto la mia smemorataggine ricordando l’uomo delle nuvole.

L’uomo delle nuvole insegue qualcosa o forse scappa dall’idee che ha di se stesso. L’uomo delle nuvole è stanco di voler essere giovane, cerca di esserlo e basta schifandosi, incazzandosi.. L’uomo delle nuvole finirà per schiattare impiccandosi con la corda delle sue voglie.. Chi è? Esiste?? Cosa fa? Perché??

L’uomo delle nuvole ha camicie hawaiane con cui si prende gioco di cappotti con il pelo. L’uomo delle nuvole adora accarezzarsi una barba che sparisce quando lui si passa le guance con le mani.. L’uomo delle nuvole ha smesso di specchiarsi in ogni pozzanghera, ha iniziato a pisciarci dentro. L’uomo delle nuvole non so se esiste.. Esiste? Ma quando cazzo l’ho incontrato?? Come fa a vivere?

L’uomo delle nuvole credeva che il mondo si fermasse quando lui, distratto, non guardava. L’uomo delle nuvole credeva che le cose non succedessero per davvero e che tutto sarebbe finito in una trasmissione televisiva condotta da Mike Buongiorno. L’uomo delle nuvole gioca alla roulette russa con i suoi desideri. L’uomo delle nuvole ha dimenticato la malinconia sotto spazzoloni da autolavaggio.. Esiste? Perché proprio ora ?? Dove sarà? Me ne frega qualcosa??

L’uomo delle nuvole faceva colazione con latte, anfetamine e un kiwi per una questione calorica. L’uomo delle nuvole si sbronza con acqua di mare e sballa con aria di montagna. L’uomo delle nuvole ha smesso di essere solido. L’uomo delle nuvole si sente liquido fino al venerdì e gassoso i weekend e ogni primo giovedì del mese. L’uomo delle nuvole ha smesso. L’uomo delle nuvole è e basta. Esiste? Perché??

L’uomo delle nuvole si bagna i piedi asciutti sugli zerbini. L’uomo delle nuvole striscia i piedi inseguendo il cielo. L’uomo delle nuvole piange quando si ricorda che il tramonto c’è tutto i giorni e smette sorridendo quando si ricorda che anche l’alba c’è tutte le mattine. L’uomo delle nuvole sta grattugiando il suo cuore su una vita che gli appartiene. Cazzo, ma esisterà veramente?

Si, dai.. Si… Ma però… No, dai no: ho deciso.. Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii..

Forse sto cercando di smerigliare un po’ di merda, per far apparire un miraggio di smeraldo, da rimirare con meraviglia e consumare con cupidigia in un tremolante pomeriggio autunnale. Si, si.. forse…


martedì 18 settembre 2007

Bar, Baubar, Babar *

Il bar è semipieno. Sedie nude che mostrano disinvolte le loro curve, i loro schienali, le loro gambe e il loro grembo abbandonando finti pudori privi di significato, sono affiancate da sedie che si vestono di uomini, si ricoprono di sudore, carne, sogni e anime come per celare la loro essenza plastica e da altre che spoglie si celano come corpi timidi in un bagno notturno.

Io, il Cifo e il Basa siamo seduti ad un tavolo a sorseggiare bevande tra loro diversissime; sono magenta, giallo e ciano. Riempiamo il tempo saturando l’aria di parole e inoltre il Basa si diverte a costruire un castello utilizzando bottigliette di birre come torri e costruendo le mura con pacchetti di sigarette.. Utilizza pacchetti normali, generalmente vuoti reperiti in giro per il bar e li alterna a pacchetti pieni di Marlboro 100’s, provenienti da una mezza stecca reperita dalla sua macchina, per simulare i merli.. Poiché le 100’s non bastano lascia semi-aperti alcuni pacchetti di sigarette normali in modo che si veda la diversità e ricordino i merli… La costruzione è quadrata di 5 x 5, per un totale di 24 pacchetti di sigarette, 4 bottigliette di Ceres, e un tovagliolo di carta instabile come ponte levatoio..
La cura che ci mette il Basa è veramente ammirevole, come se volesse trasmettere un po’ della sua unta vitalità all’opera, come se la precisione potesse animarsi plasmandosi in mura di roccia, tetti di paglia e in odori di sterco, fango e sangue..

Il barman, detto ‘lo smilzo’, fuma tranquillamente sull’uscio della porta, guardando il sole che scivola sotto coperte rosse aprendo la porta alla malinconia…
Nonostante la sua magrezza trasporta un bagaglio enorme di mistero e stranezze. Nessuno sa da dove viene. Su di lui circolano varie leggende come quella che lo vuole in una scuola media dei Balcani utilizzato come strumento per proiettare i lucidi, oppure quella che lo vuole impiegato come asse da pasta alla Barilla, oppure quella che lo vede come comandante di un’unità speciale esperta in mimetizzazioni nei Seals.
Nessuno crede a queste storie, però in fondo un po’ tutti qui sperano che lui sia tutto questo…
Il suo sguardo si perde nel fumo della suo sigaretta, come fosse figlio del suo passato..

Al tavolo appena fuori, quattro persone sminuzzano la vita e se ne giocano qualche pezzetto, suonando campane, sguainando spade, sventolando bastoni e legando infine la loro sorte ad una gallina incoronata e senza terra.

Poco più in là altre cinque persone sedute in fila come in attesa di qualcosa senza contorno… Sembrerebbe una formazione in attesa di cantare l’inno nazionale, se non fosse per la forma fisica, inadatta a qualsiasi tipo di competizione sportiva se si escludono le gare di hot-dog, le quali peraltro dubito siano introdotte da inni nazionali..

Raggi di aranciata trafiggono le finestre e un piccolo cerchio ambrato colora il fondale del mio bicchiere. Il sole inizia a salutare la luna, mentre le lancette dell’orologio indicano le 7 e cinque tagliando a metà il quadrante come fossero un filo si seta su cui vacilla il giorno. Ormai è tempo che la luna mi accompagni a casa; il bar è semivuoto.

*Capisco da me che sia un titolo del cazzo, però mi soddisfa moderatamente il fatto di essermi ricordato una cosa del tutto insignificante come Babar…

mercoledì 22 agosto 2007

Giallangolo

Estate, monologo in giardino osservando l’impianto di irrigazione che guarda caso irriga…

Cifo: - “Inseguo i miei sogni percorrendo sempre i medesimi isolati, svoltando gli stessi angoli, camminando sui miei passi, respirando aria che ormai è satura di anidride carbonica, lavandomi nelle stesse pozzanghere. Sono stanco, rincorro ombre di sogni dai contorni mutevoli, cicatrici spezzettate, che girano lungo strade e posti che girano su loro stessi, svoltando angoli sempre più gialli, ammalati alla bile, celati da una nebbia macchiata di porpora e leggera come la seta. Quando sono fortunato, ne vedo la forma, ne sento l’odore, a volte mi macchio del loro sangue, ma non li ho mai guardati negli occhi, non mi sono ancora innamorato di loro.
Rincorro macchie percorrendo strade e posti che girano su loro stessi, e a volte vedo ombre di tavole da surf, frisbee, barche a vela, forme femminili che si accarezzano e si baciano a vicende per sentire il calore sopra mani e labbra che altrimenti ghiacciarebbero, scorgo orme di baci che suonano rumori gommosi, ma non li vedo mai negli occhi; ad ogni fottutissimo angolo si generano, si plasmano, mutano approfittando della luce bianca che va e viene, rincorrendo a loro volta qualcosa che abbia minima parvenza di essenza. Fottuti angoli gialli!
Accellero, porto le miei pulsazioni a ritmi frenetici, corro, corro, ma anche loro accellerono, la nebbia diventa vermiglio, la vista mi si confonde, la nebbia è quasi arancio, non vedo più nemmeno gli angoli, rallento, mi fermo… Cammino sopra passi già fatti, talora più corti, talora più lunghi…
Un giorno, forse, volterò uno dei tanti angoli, e troverò quel che cerco, sarà l’inizio del mio volo, solo allora lancerò la mia moneta fatta d’aria, acqua e sogni.
Spero di non morire, prima che la mia fottutissima parabola non sia arrivata al punto di massima elevazione, allora lì per un istante eternamente fugace, saranno solo silenzio, terra arsa e fossati profondi intorno alla mia roccaforte di contemplativa felicità… Probabilmente, se avrò mai la fortuna di vivere quel momento, diventerò sordo, avrò occhi abbaglianti da 50000 W, mi ritroverò un cuore ciclotronico e braccia, dita e gambe di tungsteno e alluminio che finiscono in unghie di acciaio.. In quel momento, potrò correre i 100 m in 16 ms e sarò in grado di saltare su lune e satelliti accarezzando gli anelli di Saturno, ma sarò fermo, sfoggiando sorrisi ceramici e sguardi da lampione, lasciandomi sciogliere dentro da liquore e sangue caldo.”.

L’impianto termina, gli irrigatori tornano a nascondersi nella terra come talpe, portandosi dietro acqua e parole… L’erba profuma e la luce si diverte a giocare disegnando nelle goccie appese ai fili d’erba.
Sembra un sogno…

sabato 11 agosto 2007

La fine dello zoo di Cape-Town

Manila iniziò a raccontarmi del suo incontro con esponja, tralasciando i particolari.. Mi narrò che esponja, al momento del loro incontro era ridotto piuttosto male, ormai inevitabilmente uscito dai cinque minuti di celebrità e sobrietà della sua vita, era costantemente accompagnato da un'olezzo di gin e vagava come un ominide dal passo incerto e pesante per le banchine di Figuiera. Segnato com'era dalla vita e ormai considerato come un pazzo ubriacone meritevole di carità da quelli del porto, viveva cibandosi della bontà delle persone che lo circondavano.
Appena vide Manila interessarsi a lui non potè fare a meno di provarci con lei, incantato dal movimento, lento ma costante, del suo seno, e ancor di più stregato dalle sue parole che riflettevano un'interesse sano e genuino.
Chiarito l'equivoco grazie ad una bella manata ricevuta in pieno volto, esponja si sentì quasi in debito e sfoggiando uno sguardo ricco di calma ed incredibile lungimiranza sporcato da una tinta di mistero e di mistico iniziò a raccontarle con una voce degna di un 'C'era una volta...' le tre rivelazioni giornaliere della sua ostrica....

A questo punto Manila interruppe la sua narrazzione e quasi urlante, o meglio strepitante, quasi delirante come per richiamare una classe di allievi irrimediabilmente distratti gridò:

"è il tuo futuro" .

Non fui abbastanza abile da nascondere il mio sgomento, dovuto principalmente al fatto che prima di allora ero convinto che Manila non fosse in grado di alzare la voce...
Dopo pochi istanti di silenzio quasi glaciale, degno di un western sotto il sole di Sergio Leone, mormorò:

"Your future".

La cosa mi fece sorridere ma riusciì a nasconderlo, o almeno credo.

Mi raccontò che nel 2013 a seguito dell'innalzamento delle temperature, dell' effetto serra e di altri fenomeni naturali, si sarebbe distaccata completamente la Groenlandia e che quindi improvvisamente si sarebbe ritrovata a solcare l'oceano come un qualsiasi peschereccio di nome "Queen II" nell'oceano Atlantico.
La sua navigazione durò pochi giorni fino a quando andò a cozzare contro il Sudafrica provocando relativamente pochi danni, tra cui però la completa distruzione dello zoo di Città del Capo. Questo avvenimento creerà diversi problematiche e sarà causa di grossi litigi internazionali. Nello zoo oltre a maree di scimmie e custodi, infatti sarà presente Moki, un esemplare unico di giraffa completamente nera e con le macchie gialle... Moki, all'epoca dei fatti sarà già divenuto il simbolo del Sudafrica e una delle sue principali fonti di sostentamento.. A causa infatti delle sua vita un pò dissoluta e della sua evidente e naturale stranezza, sarà per anni protagonista assoluto dei tg di mezzo mondo, tra cui il professionalissimo Studio Aperto, che pagherranno fior fior di diritti per poter parlare di lui..
Egli sarà personaggio principale infatti di servizi riguardanti gli animali e le loro stranezze, e della cronaca rosa, poichè in quanto personaggio celebre a lui saranno accostate celebrità più o meno di passaggio tra le quali si possono annoverare:

- Elisabetta Canalis durante le riprese di un film con De sica ambientato in Sud Africa;

- Pamela Anderson in cerca di nuovi filmati scandalistici;

- Sophie Marceau in cerca di rilancio;

-Elton John in cerca di nuove eperienze.

La morte di Moki, che, a dir il vero, nel 2013 godrà già di una salute cagionevole a cause delle 70 Camel che fumerà giornalmente, creerà tensioni tra Danimarca e Sud Africa di dimensioni stratoseferiche che tuttavia saranno placate dall'intervento delle due superpotenze Cina e Usa.

Mi raccontò inoltre che in quell'anno la più grande manifestazione canora d'Italia (Sanremo o Pegorock?) sarà presentata e vinta da Berlusconi al ritmo di "Forza Italia".
Vallette per l'occasione saranno il riciclato Mike Buongiorno e la classica supergnocca che dovrà distogliere l'attenzione dalla pochezza dei testi e calamitarla sulla incredibile rotondità della linea che ne delimita il volume; linea che diventa qualora chicane, curva, rettilineo in maniera nitida e straordinariamente perfetta a seconda dei vari punti del corpo..

Iniziò poi a raccontarmi che io sarei andato a vivere in Svezia iniziando un'attività riguardante la produzione di scale a chiocciola o cose similari quando ad un tratto mi squillò il cellulare...
Mi voltai e risposi..


-"Si..".


Era il cifo, un amico che chiamava per sapere che fine avessi fatto. Mi rivoltai e Manila non c'era più, forse stufa del mio atteggiamento superficiale e strafottente o forse presa dalla sete dovuta ad un'ora ininterrota di chiacchierata.. La cercai con lo sguardo volgendomi prima a destra ed incontrando solo case, cancelli e lampioni, e poi a sinistra dove la vista dell'orizzonte era negata solo da un grosso edificio storico di color mattone. Tuttavia di lei non vi era più traccia.


-"Cifo ci sei ancora? Ordinami ,per favore, un caffé ed una sambuca. Sto arrivando..".


Mi rimisi il telefono in tasca ed iniziai ad incamminarmi verso il solito bar.
La strada era di nuovo solo mia e per pochi istanti il mondo sembrava girasse solo per me..
Assaporavo l'odore di umido provenire dall'asfalto pitturato a chiazze dalle pioggie del pomeriggio quando decisi che quella storia, Manila, eponja, l'ostrica, Moki sarebbero stati soltanto miei e che solo così non li avrei persi con un folata di vento autunnale o con una pioggia estiva, solo così sarebbero stati miei per sempre.

venerdì 6 luglio 2007

Esponja, il pescatore d'ostriche portoghese

...Cominciò a raccontare e subito mi resi conto che l'impegno che mi ero preso avrebbe rubato molti minuti alla mia serata, tuttavia la cosa non mi agitava più di tanto; le uniche cose che avevo scelto di non fare in ritardo nella mia vita erano nascere e morire... Iniziò dicendo di essere una ragazza di origini portoghesi di nome Manila. A dire il vero, sono tutt'altro che certo del nome, assorto com'ero dalla considerazione che me ne stavo per andare senze nemmeno averla salutata:"Sei veramente uno stronzo menefreghista... Tua madre ha ragione!".
Dapprima mi raccontò anche qualcosa di come trascorreva il tempo tra la sveglia e il riposo, su cui non mi dilungherò perché interessante come il numero di fette di prosciutto di Parma necessarie a formare un'etto.
Successivamente sfoggiò la sua ugola per raccontarmi di un tale Josè Francisco Burrocacao, per qualche tempo protagonista assoluto dell'ultimo servizio del notiziario serale in Portogallo.
Egli, altrimenti noto come esponja, perchè amante più della vita che della scienza e di rimando innamorato del vino e non dell'enologia, doveva la sua fugace fama alla sua abilità, vera o presunta, di conoscere il futuro.
Nato nei pressi di Peniche, all'età di 17 anni era fuggito di casa per trasferirsi a Figueira da Foz, maggiormente attratto dal nome della cittadina atlantica e consapevole che la pescosità delle ostriche fosse maggiore in quelle zone. Cresciuto in una famiglia di pescatori, fin da piccolo era stato allevato con colazioni, pranzi, cene, spuntini, colazioni, merende e colazioni a base di merluzzo e triglia naturalmente inzuppate di vino e contornate da porto.
Fortemente innamorato del mare e della salsedine ma ormai intimamente disgustato dall'odore di pesce soprattutto quando questo si sposava con le prime luci dell'alba, fuggì di casa portando con sè l'idea di sopravvivere cercando perle nelle ostriche.
Visto lo scarso successo dell'iniziativa, si era dovuto prestare ai lavori più umili tra i quali il cartello umano per un ristorante etnico ed il ballerino di cancan in un locale frequentato da personaggi dalla dubbia identità sessuale.
La sua vita si stava consumando circondata da problemi, sale, acqua, raggi di sole, pelle bruciata, finocchi e piatti a base di cuscus fino a quando un giorno avvenne....
In una delle sue tante, e generalmente fallimentari, ricerche, esponja trovò, appoggiata sul fondale, la cosa che aveva bramato più a lungo nella sua vita: un'ostrica contenente la preziosa biglia...
L'iniziale sorpresa lo sospinse fino al primo negozio di liquori dove comprò una bottiglia di porto.
Quella sera le sue vene si riempirono di alcol e di gaudio a tal punto che si dovette accasciare sul grezzo legname che formava le banchine del porto...
Assalito dal caldo e da una sete incolmabile, si risvegliò ritrovandosi una bocca vinilica e capelli acrilici.
Si dissetò, si riprese e si diresse nel luogo dove aveva riposto l'ostrica la sera prima.
Appena arrivato venne accolto da una voce gracchiante: era il prezioso mollusco!!!
L'ostrica offriva in cambio della sua sopravvivenza tre scorci di futuro al giorno, con l'uniche limitazioni che questi erano casuali e appartenenti alla medesima annata.
Esponja, più attento a smaltire la sbornia che alle parole del mollusco, pescò nella laringe quattro numeri e li disse: "2013!". Mentre si accarezzava il viso tastando i solchi lasciati dalla durezza del giaciglio della notte precedente, ignorava cosa aveva fatto...
Aveva trovato la sua stella polare e non la riconesceva; si sfregava la barba e non la vedeva.
Si stropicciava i capelli. Forse non poteva saperlo, forse non doveva..

martedì 3 luglio 2007

Storia di una serata di fine Aprile

Era una serata di Aprile, o almeno credo… Erano parecchi mesi che non ero più sicuro della data; mi ero talmente innamorato di una ragazza seminuda reperita in un calendario avuto in omaggio con l’acquisto di un nuovo boiler. Erano circa tre anni che non conoscevo precisamente la data , tuttavia i miei calcoli mi portavano al 23 Aprile... Le mie supposizioni trovavano conferma in prati fioriti, clima decisamente piacevole intervallato però da qualche giornata decisamente piovosa…
Quella sera come ogni sera decisi di uscire e come spesso accadeva, le mie scarpe, probabilmente avute in omaggio anch’esse con la caldaia, tentarono di suicidarsi nel modo più brutale, annegandosi. Con un’abile mossa le salvai appena in tempo, tuttavia anche quella sera le gemelle mi avevano guidato in una pozzanghera, costringendo i miei piedi ad un bagno indesiderato. Del tutto incurante dell’incidente decisi di proseguire, dopotutto ero convinto che fosse venerdì e quindi si prospettava una serata che prevedesse un maggior uso di calorie rispetto al solito: chiama la barista, ordina l’amaro, alza il braccio e bevi.
Il mio viaggio verso il solito ritrovo del venerdì continuava quando venni stordito da una ciliegia grossa almeno quanto un melone… In realtà caddi a terra svenuto immediatamente, quindi fu la ragazza che mi trovò a raccontarmi l’accaduto…
Era decisamente grossa, o meglio aveva un seno decisamente prosperoso che la faceva apparire più voluminosa di quanto fosse in realtà.. Rimasi talmente colpito da quella florida coppia che per un attimo pensai che la cosa che aveva fermato la mia camminata doveva sicuramente trovarsi nel reggiseno di quella ragazza.
Mi raccontò che una ciliegia grossa come un cavolfiore era caduta dall’albero e mi aveva stordito; sulle prime ebbi qualche dubbio conscio del fatto che neppure i frutti dopati provenienti del Giappone fossero così grossi, tuttavia la sua voce era sensazionale e i suoi occhi grandi e scuri strabordavano di sincerità e rimmel. Alla fine le credetti.
Mi stavo per incamminare nuovamente quando dalle sue labbre uscì una richiesta inattesa: “Vuoi sentire una storia?”. Dallo stupore i miei occhi si spalancarono arrivando ad una superficie pari a quella del fondo di una bottiglietta di Beck’s, tuttavia non ebbe modo di apprezzare quella reazione poiché quando mi sottopose la strana richiesta mi ero già voltato per andarmene… Quando mi girai per risponderle i miei occhi erano già tornati poco più grandi del normale e con un filo di esitazione la mia bocca si schiuse in un si…
I miei amici perdoneranno il ritardo.. Non mi dispiacerà guardarle il seno per altri cinque minuti.. I miei amici perdoneranno il ritardo..

domenica 1 luglio 2007

My Un-blog

Beautiful, beautiful, beautiful... Magical, magical, magical... Wonderful, wonderful, wonderful...
Scrivo, scrissi, scritto...
Vorrei chiarire che questo Un-blog, è scritto solo per il mio sollazzo, accompagnato dall'illusione che sia di conforto per la dolce ferocia della malattia che mi accompagna: la pigrizia. Mi riservo la facoltà di narrare le cose più inverosimili, di elargire massime insignificanti, di sbagliare la punteggiatura; e i vachaboli utilizata, di raccontare sensatamente storie senza non nonsenso... Dichiaro estranei la ragione e l'iatliano.
Scrivo, scrissi, scritto...