venerdì 6 luglio 2007

Esponja, il pescatore d'ostriche portoghese

...Cominciò a raccontare e subito mi resi conto che l'impegno che mi ero preso avrebbe rubato molti minuti alla mia serata, tuttavia la cosa non mi agitava più di tanto; le uniche cose che avevo scelto di non fare in ritardo nella mia vita erano nascere e morire... Iniziò dicendo di essere una ragazza di origini portoghesi di nome Manila. A dire il vero, sono tutt'altro che certo del nome, assorto com'ero dalla considerazione che me ne stavo per andare senze nemmeno averla salutata:"Sei veramente uno stronzo menefreghista... Tua madre ha ragione!".
Dapprima mi raccontò anche qualcosa di come trascorreva il tempo tra la sveglia e il riposo, su cui non mi dilungherò perché interessante come il numero di fette di prosciutto di Parma necessarie a formare un'etto.
Successivamente sfoggiò la sua ugola per raccontarmi di un tale Josè Francisco Burrocacao, per qualche tempo protagonista assoluto dell'ultimo servizio del notiziario serale in Portogallo.
Egli, altrimenti noto come esponja, perchè amante più della vita che della scienza e di rimando innamorato del vino e non dell'enologia, doveva la sua fugace fama alla sua abilità, vera o presunta, di conoscere il futuro.
Nato nei pressi di Peniche, all'età di 17 anni era fuggito di casa per trasferirsi a Figueira da Foz, maggiormente attratto dal nome della cittadina atlantica e consapevole che la pescosità delle ostriche fosse maggiore in quelle zone. Cresciuto in una famiglia di pescatori, fin da piccolo era stato allevato con colazioni, pranzi, cene, spuntini, colazioni, merende e colazioni a base di merluzzo e triglia naturalmente inzuppate di vino e contornate da porto.
Fortemente innamorato del mare e della salsedine ma ormai intimamente disgustato dall'odore di pesce soprattutto quando questo si sposava con le prime luci dell'alba, fuggì di casa portando con sè l'idea di sopravvivere cercando perle nelle ostriche.
Visto lo scarso successo dell'iniziativa, si era dovuto prestare ai lavori più umili tra i quali il cartello umano per un ristorante etnico ed il ballerino di cancan in un locale frequentato da personaggi dalla dubbia identità sessuale.
La sua vita si stava consumando circondata da problemi, sale, acqua, raggi di sole, pelle bruciata, finocchi e piatti a base di cuscus fino a quando un giorno avvenne....
In una delle sue tante, e generalmente fallimentari, ricerche, esponja trovò, appoggiata sul fondale, la cosa che aveva bramato più a lungo nella sua vita: un'ostrica contenente la preziosa biglia...
L'iniziale sorpresa lo sospinse fino al primo negozio di liquori dove comprò una bottiglia di porto.
Quella sera le sue vene si riempirono di alcol e di gaudio a tal punto che si dovette accasciare sul grezzo legname che formava le banchine del porto...
Assalito dal caldo e da una sete incolmabile, si risvegliò ritrovandosi una bocca vinilica e capelli acrilici.
Si dissetò, si riprese e si diresse nel luogo dove aveva riposto l'ostrica la sera prima.
Appena arrivato venne accolto da una voce gracchiante: era il prezioso mollusco!!!
L'ostrica offriva in cambio della sua sopravvivenza tre scorci di futuro al giorno, con l'uniche limitazioni che questi erano casuali e appartenenti alla medesima annata.
Esponja, più attento a smaltire la sbornia che alle parole del mollusco, pescò nella laringe quattro numeri e li disse: "2013!". Mentre si accarezzava il viso tastando i solchi lasciati dalla durezza del giaciglio della notte precedente, ignorava cosa aveva fatto...
Aveva trovato la sua stella polare e non la riconesceva; si sfregava la barba e non la vedeva.
Si stropicciava i capelli. Forse non poteva saperlo, forse non doveva..

martedì 3 luglio 2007

Storia di una serata di fine Aprile

Era una serata di Aprile, o almeno credo… Erano parecchi mesi che non ero più sicuro della data; mi ero talmente innamorato di una ragazza seminuda reperita in un calendario avuto in omaggio con l’acquisto di un nuovo boiler. Erano circa tre anni che non conoscevo precisamente la data , tuttavia i miei calcoli mi portavano al 23 Aprile... Le mie supposizioni trovavano conferma in prati fioriti, clima decisamente piacevole intervallato però da qualche giornata decisamente piovosa…
Quella sera come ogni sera decisi di uscire e come spesso accadeva, le mie scarpe, probabilmente avute in omaggio anch’esse con la caldaia, tentarono di suicidarsi nel modo più brutale, annegandosi. Con un’abile mossa le salvai appena in tempo, tuttavia anche quella sera le gemelle mi avevano guidato in una pozzanghera, costringendo i miei piedi ad un bagno indesiderato. Del tutto incurante dell’incidente decisi di proseguire, dopotutto ero convinto che fosse venerdì e quindi si prospettava una serata che prevedesse un maggior uso di calorie rispetto al solito: chiama la barista, ordina l’amaro, alza il braccio e bevi.
Il mio viaggio verso il solito ritrovo del venerdì continuava quando venni stordito da una ciliegia grossa almeno quanto un melone… In realtà caddi a terra svenuto immediatamente, quindi fu la ragazza che mi trovò a raccontarmi l’accaduto…
Era decisamente grossa, o meglio aveva un seno decisamente prosperoso che la faceva apparire più voluminosa di quanto fosse in realtà.. Rimasi talmente colpito da quella florida coppia che per un attimo pensai che la cosa che aveva fermato la mia camminata doveva sicuramente trovarsi nel reggiseno di quella ragazza.
Mi raccontò che una ciliegia grossa come un cavolfiore era caduta dall’albero e mi aveva stordito; sulle prime ebbi qualche dubbio conscio del fatto che neppure i frutti dopati provenienti del Giappone fossero così grossi, tuttavia la sua voce era sensazionale e i suoi occhi grandi e scuri strabordavano di sincerità e rimmel. Alla fine le credetti.
Mi stavo per incamminare nuovamente quando dalle sue labbre uscì una richiesta inattesa: “Vuoi sentire una storia?”. Dallo stupore i miei occhi si spalancarono arrivando ad una superficie pari a quella del fondo di una bottiglietta di Beck’s, tuttavia non ebbe modo di apprezzare quella reazione poiché quando mi sottopose la strana richiesta mi ero già voltato per andarmene… Quando mi girai per risponderle i miei occhi erano già tornati poco più grandi del normale e con un filo di esitazione la mia bocca si schiuse in un si…
I miei amici perdoneranno il ritardo.. Non mi dispiacerà guardarle il seno per altri cinque minuti.. I miei amici perdoneranno il ritardo..

domenica 1 luglio 2007

My Un-blog

Beautiful, beautiful, beautiful... Magical, magical, magical... Wonderful, wonderful, wonderful...
Scrivo, scrissi, scritto...
Vorrei chiarire che questo Un-blog, è scritto solo per il mio sollazzo, accompagnato dall'illusione che sia di conforto per la dolce ferocia della malattia che mi accompagna: la pigrizia. Mi riservo la facoltà di narrare le cose più inverosimili, di elargire massime insignificanti, di sbagliare la punteggiatura; e i vachaboli utilizata, di raccontare sensatamente storie senza non nonsenso... Dichiaro estranei la ragione e l'iatliano.
Scrivo, scrissi, scritto...