Estate, monologo in giardino osservando l’impianto di irrigazione che guarda caso irriga…
Cifo: - “Inseguo i miei sogni percorrendo sempre i medesimi isolati, svoltando gli stessi angoli, camminando sui miei passi, respirando aria che ormai è satura di anidride carbonica, lavandomi nelle stesse pozzanghere. Sono stanco, rincorro ombre di sogni dai contorni mutevoli, cicatrici spezzettate, che girano lungo strade e posti che girano su loro stessi, svoltando angoli sempre più gialli, ammalati alla bile, celati da una nebbia macchiata di porpora e leggera come la seta. Quando sono fortunato, ne vedo la forma, ne sento l’odore, a volte mi macchio del loro sangue, ma non li ho mai guardati negli occhi, non mi sono ancora innamorato di loro.
Rincorro macchie percorrendo strade e posti che girano su loro stessi, e a volte vedo ombre di tavole da surf, frisbee, barche a vela, forme femminili che si accarezzano e si baciano a vicende per sentire il calore sopra mani e labbra che altrimenti ghiacciarebbero, scorgo orme di baci che suonano rumori gommosi, ma non li vedo mai negli occhi; ad ogni fottutissimo angolo si generano, si plasmano, mutano approfittando della luce bianca che va e viene, rincorrendo a loro volta qualcosa che abbia minima parvenza di essenza. Fottuti angoli gialli!
Accellero, porto le miei pulsazioni a ritmi frenetici, corro, corro, ma anche loro accellerono, la nebbia diventa vermiglio, la vista mi si confonde, la nebbia è quasi arancio, non vedo più nemmeno gli angoli, rallento, mi fermo… Cammino sopra passi già fatti, talora più corti, talora più lunghi…
Un giorno, forse, volterò uno dei tanti angoli, e troverò quel che cerco, sarà l’inizio del mio volo, solo allora lancerò la mia moneta fatta d’aria, acqua e sogni.
Spero di non morire, prima che la mia fottutissima parabola non sia arrivata al punto di massima elevazione, allora lì per un istante eternamente fugace, saranno solo silenzio, terra arsa e fossati profondi intorno alla mia roccaforte di contemplativa felicità… Probabilmente, se avrò mai la fortuna di vivere quel momento, diventerò sordo, avrò occhi abbaglianti da 50000 W, mi ritroverò un cuore ciclotronico e braccia, dita e gambe di tungsteno e alluminio che finiscono in unghie di acciaio.. In quel momento, potrò correre i 100 m in 16 ms e sarò in grado di saltare su lune e satelliti accarezzando gli anelli di Saturno, ma sarò fermo, sfoggiando sorrisi ceramici e sguardi da lampione, lasciandomi sciogliere dentro da liquore e sangue caldo.”.
L’impianto termina, gli irrigatori tornano a nascondersi nella terra come talpe, portandosi dietro acqua e parole… L’erba profuma e la luce si diverte a giocare disegnando nelle goccie appese ai fili d’erba.
Sembra un sogno…
mercoledì 22 agosto 2007
Giallangolo
Pubblicato da
cantagallo
alle
19:05
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2 commenti:
Dovresti non-studiare più spesso. E magari imparare che si scrive "acceLerare", con una L sola. ;)
Comunque bravo, sai come mantenere viva l'attenzione - e trasportare al contempo. Figo.
Bravo. Non prenderti impegni per domenica 2 settembre, che andiamo a rincorrere macchie con le nostre tavole surf in quel di Salsomaggiore
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