giovedì 27 dicembre 2007

Il paese delle lettere (parte prima e forse penultima)

Eravamo come al solito seduti a rimemebrare incontri talmente intrisi di spasmodica ansia che sembravano sogni per il futuro. Ritrovarsi e perdere tempo sentendo storielle in cui ero stato coinvolto mi alleggeriva l'anima anche se ogni volta che terminavano quei momenti mi sentivo afflitto, più che altro disturbato fisicamente come se un pò di polvere mi fosse scivolata in mezzo ai denti fino ad impastarmi la lingua, fino ad asciugarmi la saliva, mescolandosi con un catarro che non sapevo potesse appartenere ad una creatura dal peso variabile dai 636,35 N all'equatore nei periodi di magra, ai 688,1 N, misurato ai poli dopo un'apposita farcitura. Sorvolavamo il fulcro del nostro fancazzismo, sfoggiando sorrisi impolverati ed eravamo già rassegnati a riporli nelle loro fodere quando il Cifo rinfrescò qualcosa che ormai si poteva solo descrivere con il passato remoto.

Cifo: - "Cazzo, ma ti ricordi quando finimmo in quel paese del cazzo?"
Io: - "Mi sembra una descrizione piuttosto vaga, perfino sulle guide in regalo con Novella 2000 si può trovare di meglio."
Cifo: - "Dai non rompere il cazzo, ti ricordi quando partimmo io, te e il Dottor Randello?"
Io: - "Boh..."
Cifo: -"Ma sì, mi pare che il paese si chiamasse Pas."
Amico ininfluente dalla faccia bitorzoluta: - " C'ero anch'io?"
Cifo: -"Ma stai zitto coglione!! Porca troia, ricordi solo cose inutili ."
Io: -"Ah... Si..."
Amico ininfluente dall'espressione arcigna: -" Sei sicuro?"

Dopo questo breve dialogo il Cifo iniziò a raccontare un pò per convincermi, perché la mia proverbiale memoria era rimasta incollata ai denti da latte e un pò perché la sua lingua liquidamente melliflua aveva bisogno di aria per seccarsi e non aveva trovato sistema migliore che intrattenere gli altri riempiendo l'aria di lettere.

I fatti che il Cifo si apprestava a narrare risalevano ad alcuni anni prima quando presi da sconforto e costretti dalla nostra arcaica disorganizzazzione, decidemmo di trascorrere la solita settimana di vacanza vagando senza una particolare metà e partimmo con la sola idea di dirigerci verso sud attratti dalla maggiore bellezza del paesaggio meridionale.

Alcuni di noi rifiutarono l'offerta e alla fine il gruppo si scremò fino ad un numero di tre persone tra cui appunto io, l'instancabile Cifo e il maldestro Dottor Randello.

Quest'ultimo, denominato già a 18 anni dottore a causa della sua eleganza nel fare inchini dopo aver ruttato, è uscito di scena già da due anni. Ora che è veramente dottore in Biologia del metallo, si pensa che lavori a progetti meravigliosi in qualche Paese altrimenti insulso oppure, con più alta probabilità, si occupi di progetti insulsi in Paesi altrimenti meravigliosi.

Il nome randello invece è nato in qualche campo da calcio che forse ora nemmeno esiste più, è legato a qualcosa nascosto sotto un coperta fangosa, tra sassolini millenari e ombre di tacchetti. E' una di quelle cose che è e basta, senza un vero perché, senza che l'abbia deciso nessuno. E' così e basta perché di certe cose se ne perde il senso e in una certa misura dissolve la sua essenza in un brodo di dado e quindi nessuno si prende briga di cambiarla. D'altra parte chi mai vorrebbe perdersi in una scodella di brodo?

Ritornando al nucleo della narrazione, al terzo giorno del nostro viaggio incappammo in un paesino dai contorni strani di nome Pas, nato in un punto piuttosto bizzarro. Era infatti schiacciato sotto una montagna che saliva molto ripida verso l'azzurro del cielo agli angoli di una vallatta di modeste dimensioni e dalla forma molto delineata e precisa, quasi trapezoidale. Sembrava un pugile all'angolo. L'idea era quella di fermarsi a cenare nella vallata per poi ripartire in cerca di paesi più turistici e culetti al sole, ma la orma del paese ci aveva in qualche modo commosso, e sentivamo che il minimo che potessimo fare era fermarci anche per la notte. Credo che in noi si fosse fatta largo, in modo ardente ma silenzioso, l'idea che in quel modo avremmo potuto evitargli il knock-out.

Il paesino, giusto per chiarezza geografica, era situato tra il Carso e gli Urali, relativamente vicino al lago Trasimeno e ai Monti Appalachi, sulle rive del Volga, ma molto vicino anche al Secchia. Penso che sorga in provincia di Rieti, tuttavia credo che il capoluogo più vicino sia Abbiate Grasso. Credo che con queste poche informazione, magari muniti di un buon navigatore, sia facile arrivarci. Per il navigatore credo che ognuno debba fare la sua scelta, appoggiandosi magari ai satellitari Garmin®, TomTom®, Garminne, Tomtomme o Italian Driver(made in PRC) che offrono un tranquillo viaggio in sicurezza, oppure a Carmine, l'amico con occhi sulla cartina per 45 minuti, fino al tuo capoluogo, e poi chiusi, incollatti con la Pritt, come in attesa del bacio del principe azzurro. Tra le opzioni sconsigliate, perché relativamente pericolose, si possono inoltre annoverare l'uso sconsiderato del senso dell'orientamento e la lettura dei cartelli stradali che totrebbero riservare un wiaggio intriso di sudore e gratitudine verso segnali totalmente inanimati eppure meravigliosamente stacanovisti(nonostante pubblici). Vedete un pò voi, l'affidabilità dei primi è relativamente rassicurante, la soddisfazione che vi posono regalare i secondi è legata al fato ma potenzialemte enorme. Il viaggio comunque rimane vostro, la scelta dei mezzi pure.

Ritornando alla nostra vicenda, entrammo nel paesino verso le sette di sera, ignorando di entrare in un altra realtà. Quando le ruote anteriori della macchina tagliarono la linea immaginaria perpendicolare alla strada all'altezza del cartello bianco con la scritta 'Pas', non sapevamo ancora.. Non potevamo sapere...

Amico ininfluente dalla fronte alta: -"Che cosa?".



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