lunedì 28 luglio 2008

Direzione nord nord sud

La lotta imperversa, si consumano stragi in ogni punto del mio corpo, è guerra aperta. Gli ateniesi guidati da Temistocle sfidano i Persiani tra i succhi gastrici ma stavolta c'è sostanziale equilibrio. La flotta di Serse, memore della batosta storica, in esubero numerico e con maggiori mezzi economici da filo da torcere all'impareggiabile strategia e cuore nemico. Le chiglie persiane sono maggiormente resistenti agli acidi, tuttavia la capacità d'osservazione del territorio del nemico e la paziennza mostrata rendono la battaglia lunga ed incerta. Lasciando Salamina, e attraversando lo stretto dell'epiglottide, viaggiando arriviamo alla gola, dove l'avanzata incessante di Annibale, talmente inarrestabile da risultare quasi abitudinaria, calma viene disturbata dagli improvvisi attacchi del più placido dei generali. L'esito sembra scontato ma il conflitto continuo, si trascina scorre lento, infiammato solo dai violenti attacchi del Temporeggiatore e logorato dal tempo. Uscendo dalla labbra, e passeggiando su tratti di epidermide scorgiamo le vicissitudini che si consumano tra iridi, cristallini e cornee e qui la lotta si fa morbida, liquida, incosistente ma illogica, atemporale. Aristotele e Aristarco, in fondo attratti l'uno dall'altro perché altrimenti non potrebbe essere, si sfidano con vigore interrogandosi su ciò che è meglio osservare, facendo frenetiche corse all'adattamento più logico e semplice. Immergendosi nell'occhio e vagando per i nervi non si può non arrivare al cervello. Qui la sfida è sottile e si spende tra una Pepsi e una cicuta. La sfida si consuma tra Socrate e Gorgia, tra affondi di avverbi quali sicuramente, forse, talvolta e sempre. La sfida li avvicina, li accomuna rendendoli più umani e meno ascetici, ma più i due sono vicini e più la lotta si fa dura, violenta, feroce, presa da se stessa, gustosa, sanguigna. Ci spostiamo, non sicuri di poter comprendere ciò che abbiamo davanti e andiamo verso il cuore ma troviamo tutto chiuso, custodito, non si sa bene per quale motivo. A volte si nasce dipoli, si passeggia avanti e indietro senza direzioni o con più di una. A volte nasciamo dipoli, sinonimi e contrari di noi stessi. Ciò è un magnifico difetto di cui vantarsi ed un terribile pregio da sopportare e davvero non si riesce a capire come potrebbe essere altrimenti.