domenica 30 marzo 2008

Sabato

Una granitina di color marrone chiaro riempe un modestissimo contenitore di vetro, la musica inonda le mio orecchie picchiando sul timpano come un bongo di un paese lontano, mi sento perso. Il mio sguardo è lì, il mio pensiero finge di essere altrove ma lo accompagna, suda insieme all'intonaco delle pareti, sgocciola insieme alla spinatrice, e si satura di sudore, sniffa, fatica e arranca. Ho un tubo di plastica da un pollice infilato in gola, che mi danza facendo movimenti sussultori sulla laringe, le labbra, il tempo e la mente scivolano sul lato di un bicchiere troppo colmo di ghiaccio per i miei gusti. Lo sguardo vaga tentando, cercando, fingendo, mostrandosi sicuro sul destino degli altri come a leggere un racconto dell'infanzia fin troppo noto per meritare una ripassata. Sorrido, svelando una sicurezza che appartiene ad altri, che rivela indecisione, timidezza. La cosa è ridicola, ma in fondo mi intenerisce, mi scioglie come cioccolato al latte in una pubblicità di marca autorevole. Sento che i 37 gradi non sono più di moda, sento di essere almeno a 42, ma ancora non basta. Scemo. Combatto, mi indigno e mi arrendo lasciandomi scivolare in un sonno di durata indefinita. Il mio pensiero si perde in una pupilla nera, profonda come un pozza di petrolio, talmente fonda che mi sembra di annegarci dentro, di perderci il fiato, il respiro.
Risalgo arrancando, e mi lascio trasportare nell'iride, sto fermo e salto nell'iperspazio, vedo mille colori, mi risveglierò in una galassia che non sarà più questa, in un pianeta che non sarà più questo, in un'aria che avrà un profumo nuovo e leggero, sorridente, leggiadro, leggero. Mi perdo in un'iride, ci affogo in mezzo, ed è dolcemente straordinario. Un'onda di zucchero mi percuote, mi suona il cervello felicemente insoddissfatto.

P.s: Errori credo molti. Guardate l'ora e capitemi. Questo post è dedicato al mio amore di una sera.

1 commento:

Anonimo ha detto...

estrai dal cilindro un post dei tuoi che intanto io apparecchio in tavola.